La Psicoanalisi nel XXI secolo

Perché la psicoanalisi?

Storicamente, la psicoanalisi nasce nel 1899 con la pubblicazione del libro L’Interpretazione dei Sogni di Sigmund Freud. Nei decenni che seguirono, furono numerosi i medici e gli psicologi che aderirono al movimento analitico, diffondendo in tutto il mondo questo nuovo modello di terapia. Uno dei primi e più importanti sostenitori di Freud fu lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung; tuttavia la pubblicazione della sua opera Simboli della Trasformazione della Libido portò ad una divergenza tra i due già dal 1912. Oggi la psicoanalisi esiste in tre principali filoni di pensiero: la psicoanalisi “classica” freudiana, la “psicologia analitica” junghiana e la scuola lacaniana.

Di cosa si occupa la psicoanalisi?

Non è errato reputare la psicoanalisi come una branca della medicina. Da un punto di vista pratico, la si può considerare come un tipo particolare di psicoterapia, ossia quella modalità di cura delle affezioni psichiche (o più esplicitamente malattie mentali) che non ricorre a farmaci o altri interventi “fisici” sulla persona, ma utilizza il dialogo. In questo, dunque, la psicoterapia prende delle distanze di metodo dalla psichiatria e dalla neurologia, per quanto sia possibile e incoraggiata una collaborazione tra diversi specialisti, ove richiesto.

L’approccio psicoanalitico, in particolare, parte da un importante presupposto: l’inconscio. Descritto in maniera diversa dai vari autori, l’inconscio rappresenta quella parte della nostra mente che non possiamo conoscere né controllare; è quella parte di noi che “non collabora”, che ci fa distrarre quando dovremmo concentrarci, o che ci fa dimenticare una parola proprio quando ci serve. Nell'inconscio si nascondono i nostri ricordi più bui, ciò che pensavamo di aver dimenticato; questi ricordi possono ripresentarsi all'improvviso gettandoci in uno stato di inquietudine, o più spesso causarci un malessere di cui non riusciamo a capire la causa. Stati di malumore, nervosismo o depressione, fino a situazioni più gravi come i disturbi di personalità, affondano le loro radici in un turbamento dell’inconscio. Eppure dall'inconscio vengono anche cose belle, come le intuizioni, l’ispirazione artistica o l’innamoramento. Infine, è nell'inconscio che nascono i sogni.

Tutto ciò può avere un retrogusto esoterico, poco adatto al nostro intellettualismo moderno, ma proprio per questo è importante precisare che la psicoanalisi è (e sempre rimarrà) un ramo della medicina, applicato con rigore scientifico. La ragione per cui si parla dell’inconscio in modo così “poetico” è semplicemente dovuto alla sua natura sfuggente. Del resto, se l’inconscio non fosse qualcosa di sfumato e inafferrabile, che bisogno ci sarebbe della psicoanalisi? Saremmo tutti perfettamente in grado, con un semplice sforzo di volontà, di farci passare un nervosismo, di non soffrire per amore, oppure smettere di ripeterci mentalmente una canzone della scorsa estate. Nel XXI secolo siamo convinti di avere il pieno controllo di noi stessi, e che la neurologia abbia già spiegato tutto sul funzionamento del nostro cervello. Non è così: pensiamo solo al fatto che un terzo dei casi di dolore addominale rimane senza diagnosi, sebbene un “mal di pancia” non sembri poi tanto complicato! Perché con la mente, ben più strana e complessa del nostro intestino, dovrebbe essere diverso?

Il metodo analitico è generalmente impostato su un rapporto individuale tra analista e paziente. Durante le sedute si affrontano le più diverse tematiche relative alla vita del paziente, dalla sua storia d’infanzia alla situazione attuale, includendo anche progetti, affetti e delusioni dell’individuo. Non c’è una tecnica prestabilita, perché ogni persona è diversa dalle altre, ha un carattere differente e una storia diversa da raccontare. Lo scopo dell’analisi è riportare l’attenzione su noi stessi, sul nostro mondo esterno e interno; l’analista insegna al suo paziente a parlare con il proprio inconscio, a “far pace con sé stessi”, a ritrovare quel senso di spontaneità e creatività che, soprattutto al giorno d’oggi, sta diventando un bene sempre più raro e “accessorio”. La psicoanalisi non è solo per i “matti” in senso stretto. Molti pazienti iniziano un percorso di analisi per risolvere un aspetto fastidioso della propria esistenza, magari una crisi di coppia o un lutto mai accettato. Altri cercano semplicemente “il senso della vita”. La sanità mentale, intesa in termini psicoanalitici, non è l’assenza di malattia; è invece lo “stare bene con sé stessi”, una dimensione che in questo periodo storico viene pericolosamente sottovalutata.

L’analisi è un percorso lungo. Può durare anche anni, e purtroppo in Italia è relegata all'ambito privato, quale ulteriore conferma di un modello di società che mira unicamente al tutto-e-subito. È un impegno economico, e il numero di analisti disponibili è limitato, a causa del difficile e lungo processo di formazione richiesto. Ma un individuo che abbia ritrovato sé stesso inizierà ad adoperarsi per migliorare l’ambiente che lo circonda, facendo stare meglio le persone che gli sono vicine in un circolo virtuoso che, in un ideale futuro, potrebbe davvero portare una nuova luce sul mondo in cui viviamo.

Prima di iniziare l'analisi vera e propria, sono generalmente necessarie alcune sedute dette di "consultazione", affinché paziente e analista possano inquadrare assieme il problema e pianificare il percorso terapeutico. La prima seduta di consultazione è gratuita.

Contatti

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Dott. Pietro Aliprandi | Studio di Psicologia Analitica

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in copertina: René MagritteGli Amanti [1928]