Il gatto si vendica astutamente di un torto. Il cane prevede la nostra routine e riconosce le nostre parole. Questo basta a considerarli intelligenti?
Attualmente gli scienziati concordano sul definire l'intelligenza come la capacità di adattarsi all'ambiente in modo creativo – in altre parole, “sopravvivere”. In questi termini, abbiamo vegetali e invertebrati intelligenti (ad es. le piovre), e mammiferi sostanzialmente stupidi (come i panda). Non è quindi l'intelligenza una prerogativa umana e, a dirla tutta, secondo questa definizione l'uomo risulta particolarmente stupido, visto che è creativo più nell'autodistruggersi che nel sopravvivere.
L'animale prova anche sentimenti: alcuni studi pare mostrino che il cane sia in grado di “amare” il proprio padrone. Infine, gli animali ricordano, e alcuni mammiferi sembrano dotati del cosiddetto “pensiero simbolico”: gli elefanti e alcuni primati, ad esempio, sembrano avere una sorta di “culto dei morti”, con tanto di cimiteri e commemorazione. Non mancano poi delfini e scimpanzé che contano, scrivono ecc.
Per quanto ne sappiamo, ciò che distingue l'uomo dagli altri organismi è forse solo la coscienza, e con essa l'arroganza di ritenerci per questo più evoluti. Ma la coscienza ha anche la facoltà di riconoscere i problemi, e la responsabilità di crearli e di risolverli.