"Valar Morghulis" è una frase in Alto Valyriano che compare spesso nella serie di romanzi di Geroge R. R. Martin Le cronache del ghiaccio e del fuoco (da cui la serie TV Il trono di spade). Tradotto, significa "tutti gli uomini devono morire", e corrisponde pressappoco alla nota locuzione latina "memento mori".
Perché tocco un argomento così macabro, soprattutto ora che si avvicina il Natale? Perché il tema della natività ha già in sé anche il tema della morte, e non solo nella cultura cristiana. Oggi più che mai, complice la progressiva perdita della dimensione spirituale nell'uomo occidentale, la morte viene pensata con un'accezione negativa, un tabù da nascondere sotto il tappeto di un raffazzonato ottimismo. Si tratta di un argomento troppo complesso per poterlo esaurire con una manciata di frasi su un social network, ma l'esperienza clinica con i miei pazienti mi spinge a dover fare una doverosa osservazione: la morte è l'unica vera data di scadenza della nostra esistenza.
Che significa questo? Che tutte le cosiddette "tappe della vita" sono soggettive, che non tutti dobbiamo necessariamente essere sposati e con figli a 30 anni (io per primo, che 30 anni li ho appena compiuti), e se siamo in ansia per questo forse c'è qualcosa che non va. Del resto, non sta scritto da nessuna parte che sposarsi e fare figli sia il senso della vita di ognuno di noi! Quando però un mio paziente sogna la morte, o mi porta in seduta la paura di morire, lì si intravede la ricerca di un senso della vita più ampio, quello che in psicoanalisi si chiama "individuazione". Pensare alla morte significa il più delle volte pensare a cosa fare della propria vita, a cosa lasciare in eredità (intellettuale, prima ancora che materiale) ai nostri figli, ai nostri allievi o alla nostra società.
"Valar Dohaeris" ("tutti gli uomini devono servire") è la risposta che si dà al memento mori di Martin. Tutti gli uomini, nel tempo che viene loro concesso, devono dare uno scopo, un significato alla propria vita, e non sentirsi trascinati dalle decisioni altrui come plancton nella corrente oceanica. Servire come "giovare, essere utile a un fine, contribuire a un buon esito" [Treccani]. Confrontarsi con il tema della morte significa confrontarsi in maniera adulta con questa responsabilità, uscire dall'idillio di una sempre più posticipata adolescenza e prendere in mano il proprio destino.
Un appunto finale
Ribadisco che il tema della morte è vasto e complesso, e qui ne ho presentato solo un brevissimo abbozzo. Sognare o pensare alla morte può avere mille altre implicazioni oltre a simboleggiare un passaggio all'età adulta, perciò invito chiunque avesse dei dubbi in merito a non esitare dal confrontarsi con un professionista qualificato. Aggiungo infine che ho sperimentato, nel mio lavoro di medico, la difficile situazione di accompagnare un paziente nelle fasi finali della sua esistenza, avendo l'occasione di riflettere con loro sul senso della vita. Il mio pensiero torna sovente ai pazienti e alle famiglie che ho assistito presso il reparto di Oncologia e Cure Palliative di Udine: loro mi hanno insegnato molto più di quanto avrei potuto apprendere da un trattato di psicologia, e porterò sempre con me il ricordo di quei difficili ma significativi momenti.