"Tu non sei normale". Tutti noi sul lavoro, con il proprio partner o addirittura in famiglia ci siamo sentiti rivolgere questa perentoria accusa almeno una volta nella vita. Nella quasi totalità dei casi, è vero, l'affermazione può avere un tono scherzoso. Ma che fare quando a dirlo è, con tutta la cattiveria possibile, una persona di cui ci fidiamo? Il nostro capo, o un genitore magari? (Tralascio qui il fatto che un simile comportamento può, in alcuni casi, essere un indizio di mobbing, perché meriterebbe un post a sé). Rischiamo di sentirci giudicati come persone a 360°, nella nostra interezza di individui. Abbiamo davvero qualcosa che non va?
Prima di avvilirci, occorre sempre riflettere sul contesto in cui ciò accade: ad esempio, forse il nostro capo è arrabbiato perché (a causa della psicosi da coronavirus) d'un tratto si sono paralizzati gli affari? Chiediamoci anzitutto se c'è qualcosa che non va nel nostro interlocutore, se magari sta 'proiettando' su di noi una sua frustrazione. Proviamo anche a vedere come si comporta con gli altri: il genitore sta attaccando non solo noi, ma tutta la famiglia?
Se abbiamo ancora dei dubbi su noi stessi, appurato che non sia un gratuito scatto d'ira di chi parla, proviamo a chiedere spiegazioni: "perché hai detto questo"? Cerchiamo di capire, con il dialogo, cosa c'è che non va. Il confronto è sempre costruttivo!
Ancora qualche perplessità? Sentiamo che quel giudizio ci ha colpiti nel profondo, ha smosso una verità che a lungo abbiamo nascosto a noi stessi? In questi casi, può essere utile confrontarsi con uno specialista, un medico o uno psicologo che abbia una formazione in psicoterapia. L'ascolto imparziale, esente da pregiudizi, può aiutarci a chiarire aspetti di noi stessi che non comprendiamo fino in fondo. E ovviamente, potrà darci qualche utile consiglio su come migliorarci.